Sei parole scritte nel momento più difficile, una settimana prima che lei, Sara Anzanello, ci lasciasse. Sei parole che ci svelano quale sia il segreto per rendere una vita davvero degna di essere vissuta.
Quello che voglio raccontarvi oggi è la sua storia, una storia di rinascita, la storia di quella che è stata la mia migliore amica e che con il suo esempio così tanto mi ha ispirato.
Sara Anzanello
Per chi non la conosce, Sara è stata una campionessa di volley con un palmares di tutto rispetto tra cui addirittura una Coppa del Mondo con la nostra Nazionale, fino a quando, nel 2013, una malattia improvvisa ha cambiato totalmente il corso della sua vita.
Quell’anno Sara giocava in Azerbaijan quando un’epatite fulminante l’ha mandata in coma. Il volo disperato verso casa, la lotta contro il tempo e infine il trapianto di fegato che ci ha regalato altri splendidi cinque anni insieme.
Sara si risveglia in rianimazione senza nessuna idea di quello che è successo, ricorda solo che non stava bene e di essersi addormentata. Pesa 25 kg in meno ed è attaccata ad un’infinità di macchinari.
Il risveglio
Come pensi sia stato questo risveglio?
I primi mesi sono stati quelli più duri ed è proprio in questo periodo che Sara ci ha insegnato il vero significato di resilienza: ha compreso che quanto era successo non poteva essere cambiato e che perdere tempo ed energie a rimuginare e disperarsi sull’accaduto non sarebbe servito a nulla.
Ha deciso quindi di agire, da subito, per riprendere in mano la sua vita. Una vita diversa da quella dei suoi sogni ma una vita degna di essere vissuta, assaporata, con nuove sfide e nuove possibilità da scoprire.
Con questa idea chiara in testa ha iniziato il suo recupero e poterle stare a fianco è stato uno dei regali più preziosi che mi abbia fatto.
L’ho vista riconquistare la sua indipendenza e il suo corpo giorno dopo giorno.
Un piccolo nuovo obiettivo per ogni giornata, tutto rigorosamente annotato nel suo diario.
Il primo sorso d’acqua, il primo pasto, la prima volta in piedi, i primi passi, la prima camminata, la prima uscita nel giardino dell’ospedale dopo mesi chiusa in una stanza.
Ha affrontato tutti i 120 giorni di ricovero con determinazione, costanza e pazienza. Ed è grazie a questo atteggiamento che è riuscita in un recupero straordinario. Recupero che le ha permesso di toccare con mano il primo obiettivo della sua rinascita, tornare a casa.
Il dopo
Nel primo anno dopo il trapianto ha dovuto affrontare tantissimi cambiamenti, apprendere nuove abitudini, accettare nuovi limiti e imparare nuove cose. È stato un percorso faticoso e difficile eppure lei non si è mai lamentata.
Ha messo in atto strategie favolose per far fronte a tutte le piccole e grandi sfide di ogni giorno.
Ha avuto pazienza e in questo modo si è regalata del tempo. Tempo per migliorare, tempo per guarire, tempo per adattarsi.
Ha avuto il coraggio di affrontare questa nuova vita a viso aperto, senza mai fermarsi, senza mai mollare.
Ha avuto la capacità di sdrammatizzare le situazioni difficili togliendo in questo modo potere al dolore che stava vivendo, regalandosi così la possibilità di sentirsi libera di stare bene e di tornare ad essere la donna che voleva essere.
La osservavo fare tutto questo con una semplicità disarmante e inevitabilmente pensavo a come spesso ci perdiamo in un bicchiere d’acqua dando importanza a cose di poco conto, ci lamentiamo per quello che non abbiamo o che abbiamo perso e ci incasiniamo la vita mettendo la nostra attenzione e le nostre energie su cose che sono fuori dal nostro controllo
Davvero vogliamo usare il nostro tempo cosi?
Grazie a Sara ho capito che il tempo è prezioso.
Non c’è dato sapere quanto ne avremo a disposizione e proprio per questo motivo è nostro dovere rendere ogni giorno degno di essere vissuto e ricordato e per farlo non è necessario essere dei supereroi o affrontare chissà quale sfida, ma è sufficiente avere l’atteggiamento per noi più utile per affrontare e gestire al meglio le piccole sfide di ogni giorno.
Notare le cose belle, coltivare le proprie passioni, passare il nostro tempo con le persone che ci fanno stare bene. Se non ti piace qualcosa cambiala e se non puoi cambiarla dedica le tue energie in un’altra direzione. Ti scoprirai capace di fare cose che non pensavi nemmeno fossero possibili!
Cinque mesi fa un’altra sfida: la più dura, la più difficile, quella che l’ha portata via da questa vita terrena e dal nostro abbraccio.
Sara non c’è più fisicamente ma il suo spirito guerriero vivrà per sempre in tutti noi che abbiamo avuto la fortuna di incrociare il suo cammino ed in tutti quelli di voi che decideranno di seguire il suo esempio di vita.
Raffa Calloni [Ekis Cantera]