Il Beautiful Day ha promosso il tema dell’Araba Fenice parlando di resilienza e rinascita. Lo continuiamo a fare anche in ambito aziendale, perché come abbiamo già visto anche le organizzazioni devo spesso rinascere da un periodo di crisi.
Ne parliamo con Laura Gotti, una delle titolari di Dental Market.
Laura innanzitutto per chi non conosce Dental Market, cosa fate?
Siamo principalmente un’officina meccanica e produciamo articoli in acciaio inox ed alluminio per lo studio dentale come porta impronte, strumentario e la linea di vassoi. Produciamo per conto terzi e abbiamo anche lanciato un nostro marchio. Ci tengo molto a precisare che tutta la produzione è Made in Italy e quindi garantiamo la qualità di tutta la catena produttiva.
Oltre a questo, ci siamo specializzati anche nella produzione di stampaggio di materie plastiche e produzione di articoli monouso, come cannule aspira saliva monouso e le salviette monouso.
Come è iniziata l’azienda?
Potrei dire che siamo la tipica azienda italiana di produzione, iniziata circa 40 anni da nostro nonno e poi portata al consolidamento e all’espansione, anche internazionale, da nostro padre.
Ora siamo noi tre sorelle, con la più grande che è in azienda già da 20 anni.
Come produttore la vostra crisi è coincisa con quelle finanziarie di 10 anni fa?
Non esattamente. Come tutti i produttori, 7-8 anni fa abbiamo accusato la contrazione del mercato: ci sono stati alcuni anni complicati ma li abbiamo superati abbastanza agevolmente grazie ad alcuni investimenti che ci hanno consentito di cambiare il posizionamento sul mercato con nuovi prodotti.
Quindi è una crisi non dettata dall’esterno? Di cosa parliamo?
Abbiamo vissuto due anni molto difficili per quello che tutti chiamano sommariamente “passaggio generazionale”: da una parte nostro padre che voleva continuare a guidare l’azienda, dall’altra noi tre figlie che volevamo maggiori responsabilità ed anche un cambiamento nell’organizzazione.
Quando si parla di passaggio generazionale si pensa sempre che ci sia un “cattivo” dentro all’azienda, da una parte o dall’altra.
In generale non lo so, sicuramente non è stato così per noi. Se ci penso tutti quanti volevamo il meglio per noi e per l’azienda, anche se le posizioni erano rigide.
La grande difficoltà in questa circostanza è stata non riuscire a dividere i rapporti familiari da quelli lavorativi, quindi sia in azienda che a casa la tensione era continua, ripercuotendosi negativamente in tutti gli ambiti.
Come siete usciti da questa situazione?
Sono andata ad un workshop in cui c’eravate proprio voi di Ekis che raccontavate come vi affiancate alle aziende sia con la formazione che con il coaching.
Per curiosità ho chiesto se fosse possibile gestire anche una situazione come la nostra: alla risposta affermativa mi sono sentita quasi sollevata.
Anche se con una grande diffidenza iniziale, abbiamo iniziato un percorso in azienda che ci ha aiutato tantissimo.
Qual è stato l’elemento che vi ha aiutato di più?
Innanzitutto, senza un aiuto esterno, in questo caso di Ekis, sarebbe stato molto difficile guardare a ciò che stava accadendo in modo più oggettivo. Quello che ci serviva era proprio capire come scindere le relazioni personali da quelle aziendali. Fatto questo, è diminuito il carico di emotività e tensione che gravava sia in azienda che in famiglia.
Il passaggio successivo è che noi tre sorelle abbiamo iniziato a progettare insieme la fase successiva e siamo riuscite a condividerla più serenamente con nostro padre.
Questo passaggio generazionale si è concluso positivamente, in che modo?
Si è conclusa abbastanza recentemente, alla fine del 2018 nostro padre ha fatto un passo indietro ed abbiamo rimodulato le quote societarie.
Al momento noi tre sorelle siamo alla guida dell’azienda con nostro padre che resta come nostro consigliere.
Qual è ora il rapporto con vostro padre?
Questo suo passo indietro è stata per noi una rinascita personale, perché la sua figura “positivamente ingombrante” ci impediva di tirare fuori tutte le nostre potenzialità.
Siamo tutti grati a lui per il cambiamento che ha fatto, che non era facile soprattutto per una persona di un’epoca molto diversa da questa.
Ora vediamo che nostro padre crede comunque in noi ed in questo nuovo progetto.
Siamo tutti grati a mio padre
per il cambiamento che ha fatto
Quali sono stati i risultati interni ed esterni?
Internamente è migliorato molto il clima con i nostri collaboratori, che era già buonissimo: in fin dei conti ci hanno sempre visto in azienda, impegnarci moltissimo senza dare per scontato che eravamo “le figlie del titolare”.
Anche all’esterno c’è stato un riscontro positivo: ad esempio abbiamo riaperto il dialogo con un nostro concorrente che si è trasformato in un nostro ottimo cliente.
Dopo una rinascita si guarda al futuro, quali sono i prossimi progetti?
Si è vero stiamo facendo tanti progetti per il futuro.
Il primo passo è accorpare in un’unica sede le varie unità produttive che al momento sono dislocate in posti diversi. Oltre a razionalizzare le procedure, questo ci farà sentire ancora di più una squadra.
Poi stiamo guardando anche a nuovi prodotti: se da una parte gli articoli monouso resteranno il presidio primario contro le infezioni, dall’altra c’è una sensibilità crescente, e anche delle leggi, rispetto all’uso della plastica. Quindi stiamo progettando prodotti alternativi.