Qualche tempo fa, un caro amico mi disse “Una persona ci metterebbe minimo tre vite per vivere ciò che tu hai vissuto in 39 anni”. Gli risposi che tutte le sfide che la vita ci mette davanti sono perché noi e solo noi siamo in grado di affrontarle e vincerle, altrimenti le farebbe vivere a qualcun altro e non a noi. Così mi insegnò lei stessa, la vita … un’avventura meravigliosa e una continua occasione di rinascita.
La storia di Želja
Mi chiamo Želja e sono nata a Beograd, nella Jugoslavija che ormai non c’è più. Ho un nome non facile da pronunciare da chi mi circonda da ormai 20 anni, da quando mi sono trasferita in Italia. Un nome e un destino, il cui significato è niente meno che “desiderio”. Sì, sono il desiderio di mia madre che voleva una figlia femmina e la delusione di mio padre che per tradizione culturale del paese in cui sono nata avrebbe “desiderato” un maschio. E così, da quando fui concepita, ho vissuto un conflitto d’identità. Mi diedero anche un nome prima che nascessi, per tutti i componenti della famiglia io ero Pavle (Paolo). Nacqui invece in un corpo femminile e sono cresciuta con il PESO di non aver tenuto fede alle aspettative di chi mi voleva di un altro sesso.
Pochi giorni prima della mia nascita, mio zio scrittore a cui mia madre era molto legata e alla quale lui stesso dedicava versi di poesie mentre era incinta di me, morì in un terribile incidente stradale. Così Želja nacque nel bel mezzo di un lutto familiare importante, ereditando il PESO di tutta la tristezza e il dolore di un momento che avrebbe dovuto essere motivo di gioia e felicità.
Sono nata e cresciuta in un paese in cui la guerra è nel sangue e nel DNA delle persone. Quando penso alle coppie dei miei cromosomi, li immagino spararsi uno con l’altro! Siamo un popolo che combatte da quando esiste. E così, per tradizione, scoppiò la guerra ancora una volta quando avevo 12 anni. Vissi un’adolescenza che nessun bambino merita di vivere. Povertà estrema, crisi economica, sangue, morte, infinito dolore … e il PESO di essere nata in un luogo in cui i conflitti religiosi e culturali portarono alla distruzione della mia tanto amata Jugoslavija.
Per dimostrare che, anche se femmina, ero degna di essere amata, diventai la migliore studentessa della scuola di musica, maniaca di perfezionismo, mi rifiutavo di fare qualsiasi cosa in cui non fossi sicura di essere la migliore. Ero una brava figlia che non mostrava le emozioni per non farsi vedere debole, che piangeva silenziosamente in camera in modo che nessuno la vedesse. Avevo costruito una maschera di ferro che rappresentava la mia forza e la determinazione, ma sotto la quale nascondevo tutte le mie fragilità e insicurezze per paura di essere giudicata, rifiutata e non amata. Una maschera che acquistò sempre più peso nella mia vita.
Il peso
Il peso di un corpo sbagliato, il peso di nascere in una tristezza che non mi apparteneva, il peso di una guerra che non meritavo. Dovevo liberarmi da questo peso e finalmente un giorno trovai il modo per farlo. Mi ammalai di anoressia all’età di 18 anni. Un male che nasce e cresce nascosto, si insedia in tutte le cellule e lentamente ti divora da dentro, facendoti sentire sempre più debole, fisicamente e mentalmente, incapace di vivere, incapace di prendere decisioni, in una parola: una nullità. Una nullità che non merita di essere amata e considerata, che è piena di sensi di colpa, che si isola sempre di più dalla società, lasciando che la malattia la distrugga nella solitudine e nel silenzio. Ma era la soluzione che cercavo: liberandomi dal peso del corpo mi liberavo dal peso della vita. Avevo finalmente controllo delle mie emozioni e di tutto ciò che pesava come un macigno sulla mia anima. Ero una studentessa modello, la migliore della classe, a 19 anni venni a studiare in Italia e rimasi fino ad oggi. Scappai dalla mia famiglia, dal paese che mi faceva soffrire, dal dolore che il ricordo di quei luoghi mi portava.
Da quel momento sono passati 20 anni e sono stati anni ancora più impegnativi di quelli precedenti. Una malattia come l’anoressia non scherza e non perdona, ti indebolisce giorno dopo giorno e non è facile da combattere. Ma è lei che è stata la mia salvezza. È lei che mi ha dato la possibilità di imparare la mia lezione di vita: smettila di fare la guerra a te stessa e inizia ad amarti! la pace si raggiunge con l’amore e l’amore è dentro di te!!!
L’amore è dentro di me! Sì!
Così è iniziata la mia rinascita. Ho chiesto aiuto e cominciato la terapia. Un passo alla volta, una caloria in più al giorno. Un gesto d’amore dedicato a me stessa come abitudine quotidiana. Ho deciso di dedicarmi agli altri, iniziando a insegnare pianoforte, poi studiando musicoterapia per aiutare persone che avevano bisogno di un sostegno. Regalando amore e attenzione agli altri, donavo amore a me stessa. Mi curavo curando le persone. Mi sono appassionata alla psiche umana, ho iniziato a studiare e leggere libri di psicologia e filosofia. Ogni giorno dedicavo cinque minuti in meno a occuparmi della mia malattia e cinque minuti in più a dedicarmi di donare un sorriso a chi ne aveva bisogno. E così, da un foglio colorato di nero perché l’anoressia, ragazzi miei, è nera come la pece, il foglio della mia vita ha iniziato a prendere altri colori, fino a diventare un bellissimo arcobaleno.
Un giorno la racconterò
Mancava solo un’ultima pennellata per spazzare via ogni traccia di quel male di una malattia che ormai non mi apparteneva più. E quella pennellata è arrivata grazie a Livio Sgarbi a seguito del suo intervento durante il Turning Point del settembre 2017 a Milano.
Quel pomeriggio me lo ricorderò per tutta la vita. Finito il seminario, mi sono avvicinata per abbracciarlo, e guardandolo negli occhi gli ho detto:
“Mi chiamo Želja e volevo dirti che un giorno,
io salirò sul palco a raccontare la mia esperienza”
Tornata a casa, in un nanosecondo ho preso la decisione che da quel momento la mia vita sarebbe stata impregnata di salute e di benessere, e così è stato. Sono guarita del tutto. Senza battere ciglio. Ho deciso di essere sana. A novembre 2018 sono salita sul palco di Ekis a raccontare la mia rinascita durante l’Excellence Coaching.
Mi chiamo Želja e sono la supereroina di me stessa. Il mio superpotere è il flusso infinito dell’Amore per la vita. La mia missione è quella di generare amore, ricchezza e benessere per me e per le persone che mi circondano, attraverso il suono della mia anima.
Grazie. Vi Amo.
Želja
Una storia del Progetto fotografico Metis, leggi tutte le storie.