Ognuno di noi ha alle spalle un vissuto che in un modo o nell’altro ci ha portati ad essere quello che siamo.
Uno dei concetti che ho appreso quando sono entrata a far parte della famiglia Ekis, è che condividere la propria storia è utile, è un aiuto non solo per sé stessi, (spesso l’unica cosa che cerchiamo è essere ascoltati) ma anche e soprattutto per le persone che ascoltano il tuo racconto, perché capita spesso che altri abbiano vissuto un’esperienza simile alla tua e questo in qualche modo li fa sentire coinvolti, compresi, amati.
La piccola peste
Oggi voglio raccontarvi la storia della rinascita di una piccola peste. Una bambina che, come la stragrande maggioranza dei bambini, aveva tantissimi sogni da realizzare. Un giorno, mentre stava guardando il Circo Massimo alla televisione, disse a sua mamma: “Voglio diventare un acrobata del Circo!”
Un altro giorno, mentre osservava un bagnino che si tuffava in acqua per soccorrere una persona: “Voglio essere come i bagnini di BayWatch“
Un altro ancora, dichiarò che nella vita avrebbe combattuto il male come “Xena, La Principessa Guerriera”.
Non aveva ancora l’età per chiedersi come e quando avrebbe realizzato tutto questo. Aveva la spensieratezza e la fantasia tipiche dei bambini della sua età. Non le importava il parere di niente e di nessuno. L’unica cosa che voleva era trovare ogni giorno un modo in più per divertirsi, sorridere ed essere felice.
Il mondo sottosopra
Poiché non sempre ci riusciva, capitava a volte che la noia avesse il sopravvento.
In quei momenti, la piccola peste aveva l’abitudine di mettersi nella posizione iniziale della capriola: nuca appoggiata a terra, mani ben salde sul terreno e testa quasi tra le gambe… a volte rimaneva così per ore.
Da lì, la bimba aveva la possibilità di guardare il mondo da un altro punto di vista: tutto sottosopra! I suoi piccoli amichetti la consideravano strana e la trattavano di conseguenza.
Lo stesso valeva per i loro genitori, come biasimarli! Ai tempi, trovare una bambina messa in quella posizione nel bel mezzo del giardino di casa non era considerato propriamente “normale” e non lo sarebbe nemmeno adesso.
La vita della piccola peste andava avanti tra stranezze, sogni e fantasie. Andava tutto bene.
Ma come vi ho anticipato questa è la storia di una rinascita. E così come la luce non può esistere senza l’oscurità, una rinascita non può avvenire senza una morte… e non parlo necessariamente di morte “fisica”, perché più spesso ci si trova di fronte a una morte “morale”, “emozionale”, “interiore”.
La tragica notizia
“Linfoma NH al mediastino. Fulminante. Quarto stadio.”
Questa era la diagnosi.
La mamma e il papà della bambina erano seduti al tavolo della “Sala Riunioni”. Intorno a loro un’equipe di circa 10 medici, i migliori in circolazione.
Sarebbe inutile spiegarvi il dolore che ha trafitto queste due anime quando hanno sentito pronunciare quelle parole, perché non esiste un modo per farlo.
Non avevano idea di cosa fosse, di come potesse essere accaduto, di come avrebbero dovuto curarlo, di cosa la loro famiglia avrebbe dovuto passare nei mesi successivi. E nonostante questo, l’unica cosa di cui erano certi era che: “Nostra figlia guarirà.”
Tante cose dovrebbero essere raccontate di quel periodo: dal prelievo del midollo spinale nonostante la piccola fosse terrorizzata dagli aghi, alla perdita dei lunghi capelli dorati che adorava a causa della chemio (uno shock talmente grande che promise a sé stessa di non guardarsi mai più allo specchio), all’amore profondo per gli animali, i cavalli soprattutto. Avrebbe fatto di tutto per tornare in sella, per rivedere il suo cagnolino che la aspettava a casa, per tornare alla sua vita normale da “strana”.
Nonostante tutto questo, ci furono delle cose che rimasero sempre salde in quello scricciolo di 10 anni.
La voglia di stupire il mondo come gli acrobati del circo.
Il desiderio di fare qualcosa di estremamente speciale, come salvare la vita delle persone che stanno affogando.
Lo spirito guerriero di una Principessa che aveva deciso di impegnarsi a sconfiggere le forze del male.
La fantastica notizia
Quella piccola peste non ha mai smesso di combattere, per nessuna ragione al mondo.
Nei momenti più dolorosi urlava a squarciagola, piangeva disperatamente e si incazzava con chiunque la incontrasse, medici e infermiere compresi. Ma mai, mai ha pensato di mollare.
Il papà che, nonostante avesse un ristorante ed un albergo da gestire e portare avanti, faceva 2 ore e mezza di strada per poter vedere la sua bambina in ospedale, anche solo per 10 minuti.
La mamma, che dal primo istante in cui la sfida cominciò fu l’angelo custode di sua figlia, vegliando su di lei giorno e notte.
Il fratello maggiore, che per un lungo periodo di tempo si vide messo in secondo piano per dare spazio e attenzioni alla sorellina, senza mai lamentarsi nemmeno una volta.
E tutti quei parenti che col cuore stettero a fianco a loro in ogni singolo momento.
Fu così che 108 giorni dopo l’inizio dell’incubo: “La massa tumorale è sparita. Anche se dovremo continuare con le cure ancora per un po’, vostra figlia è ufficialmente fuori pericolo.” Queste furono le parole che uscirono dalla bocca del medico.
Lo scricciolo biondo ce l’aveva fatta, e insieme a lei tutta la sua famiglia.
Fine della storia? No
Ora penserete che la storia di rinascita sia finita qui, bene, vi sbagliate di grosso.
Nonostante tutto, oggi ripensando a quello che ho passato mi viene in mente soltanto una parola: GRAZIE.
Poco tempo fa sono tornata a specchiarmi nello specchio dove la mia ultima immagine riflessa era quella di una bambina malata, fragile e senza capelli.
Il riflesso ora è decisamente diverso. Quella che vedo è sempre una peste, adesso di 24 anni, cresciuta, che adora trascorrere il tempo in sella al suo cavallo e, soprattutto, ama follemente il suo lavoro: oggi sono una Mental Coach …e i miei capelli sono più belli di prima!
Non sarei mai diventata quella che sono
se non avessi avuto quel Linfoma.
Una delle mie convinzioni fondamentali è che tutto ciò che ci accade ha un senso e uno scopo e possiamo servircene.
Se il destino ha deciso che io e la mia famiglia dovevamo affrontare questa sfida, evidentemente un motivo c’era.
Non so se ho ragione o meno, non so se questo sia il frutto della posizione della capriola, quello che so è che è pazzesco quanto io sia riuscita a migliorare la mia vita da quando ho deciso di pensarla così e vi assicuro che a volte, osservare ciò che viviamo da un punto di vista diverso, “tutto sottosopra”, è la chiave per mettere in moto la nostra rinascita.
Paola Melon [Ekis Cantera]